Da settembre 2011 sono riuscita ad
avere:
- un contratto co.co.co. di un anno
per 200 ore di lavoro
- un contratto di prestazione occasionale (firmato solo da me e non dall’azienda…chissà se
vale?!)
- un contratto di lavoro occasionale
(la cui copia ancora non ho visto)
- un contratto di tirocinio formativo
(che non ho ancora firmato nonostante il lavoro –ops la formazione - è
cominciato da due mesi)
Beh insomma io non mi sono di sicuro annoiata!
Non ho nemmeno guadagnato a sufficienza
per essere indipendente, né tantomeno sono riuscita a trovare dei lavori che
effettivamente qualifichino il mio percorso di studi!
Il contratto fisso è una chimera da
anni per i giovani di questo paese, almeno da quando è stato varata la legge
30, un legge che avrebbe dovuto porre fine alla jungla della precarietà per
permettere l’entrata nel mondo del lavoro in maniera flessibile.
A più di dieci anni da quella legge
possiamo dire che è stato un vero fallimento. Oggi siamo in balia di più di 50
forme contrattuali differenti, che non hanno agevolato il lavoro né dei giovani
né delle donne (immagina quando se una giovane donna!).
Ma la vera farsa è forse il dibattito
che siamo costretti a sorbire in questi giorni: il mantra della flessibilità
buona contro quella cattiva, riproposto con dieci anni di ritardo in un periodo
di recessione e disoccupazione, a cui i sindacati sanno rispondere solo
attraverso la strenua (e perdente) difesa dell’articolo 18. Mentre ci si è
dimenticati di tutta quella parte del dibattito sugli ammortizzatori sociali,
garanzia di reddito e indennità di disoccupazione. Sembra che i giovani e meno
giovani vivano proprio in un'altra dimensione.
I numeri parlano chiaro: la disoccupazione
non è mai stata così in alta in Europa dal 1998, le aziende chiudono, si
licenzia per fine attività e i giovani non trovano la prima occupazione…altro
che posto fisso!
Così mentre Monti sproloquia sulla
frizzantissima vita di chi cambia lavoro ogni 6-7 mesi per migliorarsi, Michel
Martone (non lo shampista del vostro parrucchiere ma il vice della Fornero) apostrofa
come sfigati laureati dopo i 28 anni, elogiando invece chi sceglie l’alternanza
scuola-lavoro a 16 anni.
Quindi dimenticatevi la chimera del posto fisso, del reintegro al
lavoro se vi avessero licenziato per un ingiustificato motivo, delle ferie ad
agosto con l’utilitaria, della maternità pagata, della malattia…
Se avete un figlio iniziate a pensare
di iscriverlo ad un Itis così potrà iniziare a lavorare dall’età dei 15 anni, in
questo modo forse la vostra famiglia potrà riuscire ad avere un reddito minimo
per arrivare a fine mese e pagare l’affitto, ma chiaramente non potrà mai
comprare una casa, perché le banche sono sempre rimaste un po’ monotone, per
non parlare delle assicurazioni!